Bar Italia

“BAR ITALIA” rappresenta uno slogan nell’epoca attuale fatta di socialità virtuale e di socializzazione mediante la digitalizzazione e la realtà virtuale.

Tale slogan invita, per un momento, a riconsiderare l’umanità attraverso l’arte del ritrovarsi, deputando, il BAR ITALIA, come quel luogo tipico dell’incontro, quasi magico, tra le persone, dove chiunque e persino la donna, a seguito delle sue battaglie femministe, può vivere la quotidianità, mescolandosi a culture e ceti che si annullano, assaporando un caffè in mezzo a quel piacevole chiacchiericcio fatto di rumori di tazzine e di voci umane.
Nei BAR ITALIA le diversità si esprimono, si conoscono, si animano, si sorridono.
Il BAR ITALIA è comune a ogni città italiana, da nord a sud, unisce il nostro Paese, abbracciando tutte le differenze che lo contraddistinguono e che hanno accompagnato l’Italia al processo, mai concluso, di unificazione governativo e forse proprio in questi BAR, tra un’idea e un cioccolatino, è stato vissuto e consumato quotidianamente quel processo di unificazione vero, che rappresenta l’elevazione massima del concetto di uguaglianza, dove la gente, in modo reale, ha abitato il luogo, a differenza di quanto accade nella realtà virtuale, che crea relazioni, ma con modalità differenti, dando vita a una realtà simulata, a un ambiente tridimensionale costruito al computer che può essere esplorato e con cui è possibile interagire mediante l’uso di dispositivi informatici che proiettano chi li indossa in uno scenario così realistico da sembrare vero, senza esserlo realmente.

Il bar è indiscutibilmente uno dei simboli nazionali, associato al piacere di noi italiani di concederci un caffè a qualunque ora del giorno o un aperitivo al tramonto, è sicuramente il tipo di locale che maggiormente ci rappresenta anche all’estero.
La sua grande opera pubblica non serve solo a mostrare all'Europa intera la sua maestosità, ma è un modo per ridurre l'antica feudalità a "nobiltà di corte", obbligandola a fare da brillante comparsa a Versailles, mentre nelle province il potere passa nelle mani dell'intendente regio.

Cenni storici

Vienna, i turchi assediano la città nel 1683 e importano nel vecchio continente quel modello di caffetteria araba già conosciuto in tutto il medio oriente fino a Costantinopoli. La storia dei bar inizia infatti fuori dall’Europa, intorno al 1500, in quei locali divenuti col tempo punti d’incontro per artisti e poeti, dove viene servito il caffè preparato appunto ‘alla turca’.
Questa nuova moda inizia a diffondersi a partire dall’Austria, lì dove un polacco che ha lavorato come corriere durante la guerra turco-prussiana, avendo appreso le tecniche per la preparazione del caffè, apre il primo locale nel 1684.
Per vedere i primi caffè in Italia bisogna aspettare il XVIII secolo quando a Venezia – non a caso porto commerciale frequentato dai mercanti turchi – apre il celebre Caffè Florian nel 1720. Perfino Carlo Goldoni, nella sua opera La bottega del caffè, menziona questi nuovi luoghi descrivendone momenti e atmosfere.
La storia dei bar passa anche per le parole. Se le prime insegne riportavano infatti la dicitura Caffè, con il tempo inizia a trovare sempre più spazio il Bar. A incidere su questo cambiamento lessicale sono sicuramente le influenze dal mondo anglosassone e in particolare la nascita dei primi American Bar d’Europa, tra cui spiccano Harry’s New York Cocktail bar di Parigi (1910) e il bar del Savoy Hotel di Londra (1921).
La clientela diviene sempre più internazionale e inevitabilmente si rende indispensabile adeguare anche il nome dei locali. Bar ha un’etimologia incerta, probabilmente legato al concetto di sbarra/barriera, trova origine nella separazione fisica che c’era già nelle osterie e nelle bettole americane tra l’area in cui venivano serviti e consumati gli alcolici e lo spazio restante. A usare per primo il termine bar (e probabilmente anche a inventarlo) pare sia stato un imprenditore italiano – Alessandro Manaresi – che nel 1898 apre il primo bar a Firenze usando le tre lettere come sigla per Banco A Ristoro.
A metà del XIX secolo quando l’ormai affermata borghesia era solita ritrovarsi ai tavolini dei Cafè per assaporare la mondanità, la storia dei bar in Italia conosce il suo momento di splendore. Molti dei locali dell’epoca hanno ospitato grandi personalità del mondo culturale, hanno visto nascere tresche politiche e ordire complotti. Anche alle donne, proprio a metà dell’Ottocento, viene concesso l’ingresso e molte di loro diventano clienti abituali.
Col passare del tempo, a partire dal secondo dopoguerra, la dimensione del bar come luogo elitario inizia a mutare assumendo un ruolo più popolare capace di attirare gente di ogni ceto sociale, come ancora avviene a giorni nostri.
Con il boom economico, tra gli anni ’50 e ’60, cambiano infatti i ritmi di vita e con essi anche le abitudini. Il tempo da dedicare alla colazione a casa sembra ridursi sempre più al punto da invogliare le persone a consumare giusto un espresso al bar prima di andare al lavoro. Tale consuetudine si afferma definitivamente nel corso del decennio successivo con l’aggiunta dell’irrinunciabile pausa caffè nel corso della giornata.

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